L’incredulità di San Tommaso - Santuario del Poggetto

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L’incredulità di San Tommaso

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Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino (Genova, 1582 - Venezia, 1644)
“L’incredulità di San Tommaso” (1620 ca.) Olio su tela, cm. 101 x 97,5.
Genova, Musei di Strada Nuova - Palazzo Rosso.


Olio su tela (Bernardo Strozzi)
L’incredulità di San Tommaso è collocabile cronologicamente alla piena maturità di Bernardo Strozzi, detto il "Cappuccino", per la sua appartenenza all’ordine religioso dei frati minori Cappuccini di S. Barnaba a Genova. Dei nove anni trascorsi in convento, Bernardo Strozzi subisce guai giudiziari, perché alla morte del padre nel 1608 è costretto a lasciare il convento per mantenere la madre con la sua pittura. Nel 1625 è accusato dai Cappuccini, di praticare illegalmente l'attività di pittore e, quando sua madre muore, intorno al 1630, Strozzi è arrestato, subisce un breve periodo di reclusione è costretto a rientrare nel Convento dei Cappuccini. Nel 1632 Bernardo Strozzi fugge da Genova cercando asilo e libertà nella Repubblica di Venezia, dove è soprannominato il Prete genovese. Muore nella città lagunare nel 1644.
La composizione dell’opera è impostata su un deciso colorismo e valore chiaroscurale di evidente impronta caravaggesca. Le parole che l’evangelista fa rivolgere da Cristo all’incredulo discepolo, restio a credere che il Cristo morto fosse apparso in mezzo a loro: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!" (Gv. 20,19-31 ) sono enfatizzate attraverso il gesto della mano che, con un certo timore si avvicina al proprio costato, fino a inserire l’indice fra i lembi della ferita.
L’impostazione iconografica e chiaroscurale, adottata dall’artista riprende da vicino, sebbene con un pathos emotivo più pacato e descrittivo, l’opera innovativa di Caravaggio (1600-1601), già nella collezione di Vincenzo Giustiniani e conservata oggi nella Bildergalerie di Sanssouci a Potsdam.
Con ogni probabilità lo stesso Bernardo Strozzi ebbe modo di osservare una copia dell’Incredulità di San Tommaso del Merisi posseduta, come attestano le fonti, già nel 1606 dal collezionista genovese, Orazio Del Negro. Tale ipotesi accrediterebbe una datazione dell’opera ai primi anni Venti del Seicento, supportata da una pittorica nella quale si osservano certe levigatezze delle forme che attestano già l’influsso di Van Dyck.

Prof. Nicola Castellucci
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